Il 24 giugno 2016 gli elettori britannici, chiamati ad esprimersi nel difficile referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione Europea, hanno deciso – con il 52% dei favorevoli – per la cosidetta “Brexit”, ovvero l’uscita.

Tale decisione comporterà delle conseguenze più o meno immediate sulla vita dei cittadini britannici ma anche su quella dei cittadini europei – studenti e lavoratori – nonché sulle aziende presenti in Gran Bretagna.

Ma, in particolare, cosa cambierà per gli studenti e i lavoratori italiani (ed europei)?

Con la Gran Bretagna in Europa, gli studenti italiani sono stati trattati proprio come gli studenti autoctoni: essi, dunque, pagavano le stesse rette degli studenti britannici e potevano godere dei medesimi aiuti finanziari. Con la Brexit, le tasse universitarie potrebbero aumentare, portandosi agli standard previsti per i cittadini non comunitari (un aumento pari a più del doppio dei costi pre-Brexit). università del Regno Unito avrebbero diritto di riscuotere contributi studenti differenziali UE, e molti dei supporti attualmente in vigore, compresi i prestiti agli studenti e il massiccio programma di mobilità Erasmus sarebbe caduta via. I prestiti e le agevolazioni per gli studenti potrebbero ora essere precluse. Inoltre, in tema di sanità, i servizi sanitari – finora gratuito per tutti i cittadini europei residenti – potrebbero divenire a pagamento.

Con l’uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito potrebbe trovarsi escluso anche dai programmi Erasmus+, che probabilmente dovranno essere rinegoziati; anche i titoli di studio non saranno più riconosciuti con la stessa automaticità avutasi in passato. Tutto ciò potrebbe scoraggiare gli studenti europei e aprire le porte ai concorrenti internazionali del Regno Unito, ovvero Australia e Canada.

 

Per quanto riguarda, infine, i 2,1 milioni di immigrati dall’Unione europea che lavorano nel Regno Unito, di cui 600 mila italiani, essi dovranno fare richiesta per il permesso di soggiorno e il permesso di lavoro (in modo analogo dovranno comportarsi i britannici in Italia), sottoponendosi alla relativa trafila burocratica. La conseguenza della Brexit in questo campo potrebbe essere la perdita di milioni di posti di lavoro e il “ritorno a casa” di numerosi connazionali.

 

(Dario Di Bartolo)
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