La causa principale? Lavoro qualificato e meglio retribuito

E’ l’Istat a confermarlo, attraverso il consueto “Rapporto Annuale” che esamina la situazione del Paese. Scorrendo i dati raccolti dal rinomato istituto statistico, si apprende infatti come a decidere di migrare siano laureati e dottori di ricerca, in prevalenza uomini, legati ai settori della ricerca scientifica e delle scienze matematiche. Nettamente inferiori sono le percentuali relative ai dottori di ricerca in altre materie, quali quelle giuridiche (7-8% contro il 20-30% delle suddette materie scientifiche).

I ricercatori italiani si spostano soprattutto sul territorio europeo, con una predilezione per il Regno Unito (16,3%), cui seguono la Francia, la Germania e la Svizzera. Per quanto riguarda il territorio extra-continentale, la meta prediletta è rappresentata dagli States (scelti da ben il 15,7% dei dottori di ricerca italiani all’estero).

Il rapporto Annuale dell’Istat sottolinea, poi, come la predominanza del Regno Unito si confermi anche sotto l’aspetto delle aree disciplinari: essa, infatti, è la meta preferita da tutti coloro che si interessano di scienze chimiche, scienze della terra, scienze statistiche, ingegneria civile ma anche scienze politiche e sociali. Gli Stati Uniti d’America restano, invece, la prima scelta per idottori in scienze mediche e biologiche.

A partire è prevalentemente chi abita nel Nord Italia, rispetto ai cittadini del Mezzogiorno, che – tuttavia – vedono nell’Estero un “nuovo Nord Italia”.

In merito alle cause che portano i ricercatori italiani a migrare all’estero, non può stupire trovare in testa il lavoro: oltre l’85% motivano la partenza con maggiori opportunità di lavoro, nello specifico un lavoro maggiormente qualificato e meglio retribuito. Ciò è confermato dai dati relativi al reddito percepito dai dottori di ricerca all’estero, il quale si attesta su valori più elevati rispetto agli standard italiani (si stima nell’ordine di 700-800 euro), e una maggiore corrispondenza, nei paesi esteri, tra l’occupazione che si trova e la formazione qualificata acquisita.

Fonti: Rapporto annuale 2015, ISTAT

[Dario Di Bartolo]
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